Vista da qui sei tutta al contrario.

24 12 2009

“Perchè proprio lui? Per quattro cose:
1) Mi ama.
2) Sa bene come scoparmi.
3) Non mi prende sul serio.
4) Non ha paura di me.

Nessuno ha mai avuto tutti e quattro i requisiti.
La maggior parte degli uomini aveva solo il primo, e persino quello di solito era più che altro un sentimentalismo,
non una linea di condotta.
Se mi ami, dovrai scoparmi senza paura.
Non voglio fare da puttana alle insicurezze di un uomo.
Voglio fare da puttana alle mie.”

[“The Surrender” – Tony Bentley]





Era bello cadere d’autunno come le foglie sopra le foglie.

23 12 2009

O forse dovrei dire d’inverno, come la neve sopra la neve.

Fatto sta che questo cazzo di 2009 dovrà pur finire. E anche in fretta.
Gli anni dispari non sono mai stati il mio forte (e sono nata in uno di questi), soprattutto dalla seconda metà in poi.
Quest’anno ho iniziato cose mai finite, incontrato gente mai più rivista, incontrato gente anche troppo rivista, riso alle lacrime, pianto dannatamente senza smettere, incasinato tutto più volte, visitato città vicine e città di un altro continente, creduto di non farcela, creduto di farcela troppo semplicemente, avuto paura, fatto paura, interrotto, guardato negli occhi, scattato foto; ho difeso, protetto, provato schifo, invidia, amarezza, ma soprattutto noia assoluta.
E ora, queste ultime giornate dell’anno bruciano, molto. Sono pesanti, brutte, sono come mattoni sulla testa.

Oggi, a quest’ora, dovevo essere a Lisbona, ad imbottirmi in solitudine di cerveza, e ad imparare canti popolari di fado portoghese, suppongo.
Invece, il mio volo è stato cancellato, causa neve.
Oggi ho visto mia madre piangere.
Oggi ho sentito mio padre al telefono, che piangeva.
Poco fa, ho sentito urlare una ragazza per la strada, deserta a quest’ora della notte. Mi sono affacciata alla finestra e l’ho vista piangere a dirotto.
Oggi io ho pianto.

Il punto è che il cerchio non si chiude, mai. Chi l’ha detto?
Come la ruota che gira. Ma quando mai.
La verità è che tutto è sempre, banalmente, tristemente, fottutamente uguale.
La verità è che le persone sono sempre, oggettivamente,  tediosamente, rabbiosamente uguali.
La verità è che tutto succede di nuovo, un’altra volta, sempre a te.

And whatever’s going down, will follow you around.
And the first thing that you want will be the last thing you ever need.

Just smile all the time.

Eh.


Photo by Fede





Milano e la neve.

17 12 2009

[He tried hard to help me, you know, he put me at ease
And he loved me so naughty, made me weak in the knees.
Oh, I wish I had a river, I could skate away on.
I’m so hard to handle, I’m selfish and I’m sad.]

Sì, lo so, ho detto che mi annoia.
Ma vederla in bianco è sempre qualcosa di particolare, sembra diventi più bella, più affabile, un po’ magica, migliore.
Poi tutto svanisce al mattino.


Rachael Yamagata – “River”





Like brothers on a hotel bed.

15 12 2009

[‘Cause now we say goodnight from our own separate sides.]

La colpa è di Milano.

Che poi, alla fine, mi sento un po’ come le foto del tramonto.
Che son belle, eh.
Ma son quelle foto che fanno un po’ tutti. Che spesso vengono storte, poichè teniamo la macchina fotografica non proprio dritta, in modo che l’orizzonte poi diventi una linea piuttosto brutta e inesistente, buttata lì a caso. E i colori sono brutti, poco veri.

Oppure, come i post-it che non si attaccano più.
Che, ovunque li metti, dopo poco si staccano e cadono. E non c’è più speranza di riattaccarli.

O quando hai tantissimo tempo libero, ma non hai nulla da fare.

Tutto mi annoia.

La colpa è di Milano.


Photo by Terry Richardson





Così.

15 12 2009

Ore 4.23.

[L’altalena in cui volavi, disegnando archi in aria che vedevo solo io.]

Ricomincio. Da un nuovo nulla.
Respiro.
Resisto.

Così.