O forse dovrei dire d’inverno, come la neve sopra la neve.
Fatto sta che questo cazzo di 2009 dovrà pur finire. E anche in fretta.
Gli anni dispari non sono mai stati il mio forte (e sono nata in uno di questi), soprattutto dalla seconda metà in poi.
Quest’anno ho iniziato cose mai finite, incontrato gente mai più rivista, incontrato gente anche troppo rivista, riso alle lacrime, pianto dannatamente senza smettere, incasinato tutto più volte, visitato città vicine e città di un altro continente, creduto di non farcela, creduto di farcela troppo semplicemente, avuto paura, fatto paura, interrotto, guardato negli occhi, scattato foto; ho difeso, protetto, provato schifo, invidia, amarezza, ma soprattutto noia assoluta.
E ora, queste ultime giornate dell’anno bruciano, molto. Sono pesanti, brutte, sono come mattoni sulla testa.
Oggi, a quest’ora, dovevo essere a Lisbona, ad imbottirmi in solitudine di cerveza, e ad imparare canti popolari di fado portoghese, suppongo.
Invece, il mio volo è stato cancellato, causa neve.
Oggi ho visto mia madre piangere.
Oggi ho sentito mio padre al telefono, che piangeva.
Poco fa, ho sentito urlare una ragazza per la strada, deserta a quest’ora della notte. Mi sono affacciata alla finestra e l’ho vista piangere a dirotto.
Oggi io ho pianto.
Il punto è che il cerchio non si chiude, mai. Chi l’ha detto?
Come la ruota che gira. Ma quando mai.
La verità è che tutto è sempre, banalmente, tristemente, fottutamente uguale.
La verità è che le persone sono sempre, oggettivamente, tediosamente, rabbiosamente uguali.
La verità è che tutto succede di nuovo, un’altra volta, sempre a te.
And whatever’s going down, will follow you around.
And the first thing that you want will be the last thing you ever need.
Just smile all the time.
Eh.
Photo by Fede